'note' musicali

ALCUNI APPUNTI SULLA RISCOPERTA DEL CANTO GREGORIANO


Quasi duemila anni di storia hanno nel tempo appesantito, svilito, mutilato, irrigidito e offeso il repertorio gregoriano e la sua prassi esecutiva. È dunque in parte comprensibile che esso sia stato accantonato nella pratica musicale e liturgica e che esso appaia ai più come obsoleto e triste. La riscoperta della natura profonda del canto gregoriano, grazie alle ricerche iniziate nel secolo scorso ad opera dei monaci benedettini di Solesmes, unite alla riscoperta del suo mirabile sposalizio con la voce umana, gli stanno lentamente restituendo quella dignità e splendore che lo rendono strumento privilegiato della preghiera cantata, ma anche per la comprensione di tutta la musica occidentale.

Le radici del canto gregoriano sono radici di preghiera, il primario bisogno dell’uomo di dialogare con Dio, di sentirne ed evocarne la presenza, di lodarLo e ringraziarLo, di chiederne il perdono e la misericordia. Il canto gregoriano ha vissuto fin dalle sue origini uno stretto legame con la parola sacra e con lo spirito rivolto a Dio, esprimendo nelle sue melodie e nel suo ritmo i moti interiori di giubilo, di sofferenza, di adorazione, di implorazione e di pentimento dell’anima che prega.

Le melodie gregoriane sfuggono ai canoni musicali classici, più sono antiche e più esse contengono in sé una grande pace, priva dei drammatici contrasti melodici della musica romantica, una pace che rispecchia l’armonia celeste, una pace che ci è data pregustare anche nella nostra, a tratti tormentata, vita terrena. Il ritmo gregoriano gode di una flessibilità e mutevolezza incessanti e imprevedibili, lontano dalla rigidità ritmica e temporale della musica che domina il nostro tempo. Il ritmo gregoriano ci sospende in uno stato fluttuante al di là dell’implacabile scorrere del tempo in cui sono costrette le nostre giornate. Il suono risvegliato dal canto gregoriano fonde in sé la caratteristica più luminosa della vibrazione con quella più vitale della pulsazione: è un canto che ci immerge nella vita e nella luce.

La mirabile fusione di questi elementi – parola, ritmo, melodia e suono – confluisce nella particolarissima esperienza del ‘legato’ gregoriano, che le sensazioni di fluidità, ascesi, pienezza, calma, gioia, equilibrio e unità riescono a stento a descrivere.

Fonte: www.vocemea.it

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